BIOGRAFIA

         Sarebbe semplice tracciare una biografia di un qualsiasi artista ricercando di qua e là le recensioni critiche più belle e propositive nel tempo rilasciate, soprattutto quelle d’esordio, tralasciando quelle più severe o che potrebbero mettere in crisi.
         Anche se a volte più crudo e spietato, gli artisti dovrebbero prendere spunto proprio dalle recensioni e citazioni meno lusinghiere ma forse, spesso, più crude e sincere, aiutandoli ed aiutando i loro ascoltatori a percorrere le tappe di una carriera sin dall’inizio.
        L’oggi di Peppe Fonte segna ovviamente elementi di maggiore e più complessa maturità, seppur il primo affondo d’aratro tracciato nel solco dell’anima s’intravede sin dall’esordio solista quando alla fine del 2007 completò il primo lavoro, l’album “Quello che ti dirò”, pubblicato però nei primi mesei del 2008 (CD, Interbeat/Egea, 2008) .
       Peppe Fonte è un avvocato penalista calabrese e, seppur il suo primo lavoro abbia visto la luce a quarantadue anni d’eta, scrive musica da quando ne aveva quindici, da quando rimase folgorato dall’incontro con il grande Piero Ciampi. A dispetto del titolo, le dieci tracce che compongono “Quello che ti dirò” tratteggiano i contorni di un piccolo mondo che, sebben non possa definirsi propriamente antico, ha sicuramente lo sguardo rivolto più al passato (Gigia dove Sei, scandita da tamburi di guerra e con un intro di pianoforte somigliante vagamente alla sigla del Maurizio Costanzo Show) che al futuro, un mondo pieno zeppo di ricordi, tutti venati da una sottile e dolce malinconia (Ivan Masciovecchio, rockshow.it).
      Musicalmente l’album risulta intriso di sonorità jazz, certo cantautorato italiano e, soprattutto, di atmosfere brasiliane, come nel caso de "I Poeti Di Stratò" in cui i riferimenti a “Che Senso Ha” di V. de Moraes e C. Jobim sono fin troppo evidenti. Oppure nella seguente "Sobborghi", unica cover presente sul disco, omaggio sambeggiante e doveroso al maestro Piero Ciampi. Nel complesso, Quello che ti dirò alla lunga risulta forse un po’ monocorde, privo di sussulti emotivi, concentrato com’è sull’amaro rimpianto dei (bei?) tempi andati. Questo, purtroppo, rischia di penalizzare anche la bravura esecutiva di Peppe Fonte, pianoforte delicato e voce graffiante ed ironica, ancora privo di una propria specifica peculiarità e troppo debitore nei confronti dei suoi padri autoriali. Peccato, perché con un po’ di coraggio in più… (Ivan Masciovecchio, rockshow.it)
      Emozionante per l’artista il debutto il 28 dicembre del 2007, presso l’Auditorium “Aldo Casalinuovo” di Catanzaro, nella propria città,  in concomitanza con l’imminente lancio ufficiale di "Quello Che Ti Dirò", durante una bella serata con proventi totalmente devoluti in beneficienza. Per il debutto Fonte ha un ospite speciale, Pino Pavone, avvocato e cantautore calabrese frequentato dopo la giovanile conoscenza di Piero Ciampi, senza alcun dubbio per lui un mentore, vincitore nel 1992 della Targa Tenco per la migliore opera primam, l'album "Maledetti amici", oltre che meritevole di menzione al Midem di Cannes. Nell'album di Pino Pavone "Maledetti amici" opera prima premiata al Tenco 1992 Peppe Fonte, ancora nemmeno trentenne, ebbe l'onore di musicare alcuni brani tra cui il bellissimo "Questi Poeti", ripreso poi in "Quello che ti dirò".
      Dopo questa prima tappa, Peppe Fonte attende l'uscita ufficiale del disco ed inizia ad esibirsi sia nella sua città. Il 5 aprile 2008 torna all' "Auditorium Aldo Casalinuovo" di Catanzaro come "special guest" durante un riuscitissimo concerto di Sergio Caputo che tornava ad esibirsi a Catanzaro dopo circa dieci anni, riproponendo i suoi grandi successi accompagnato da una band jazz d’eccezione composta da Giulio Visibelli (sax & f lauto), Mauro Beggio  (batteria), Edu Hebling (basso), Paolo Vianello  (piano & tastiere).
       Il 15 aprile 2009 si esibisce al Dimmidisì di Roma, poi il 22 maggio 2009 è a Catanzaro nel principale teatro della sua città, il Teatro Politeama progettato dall’Architetto Portoghesi. Il 10 marzo 2010 è allo storico The Place di Roma.

      Su "Quello che ti dirò", a dir la verità, esistono anche citazioni più lusinghiere, che raccontano dell’istigazione iniziale dell’artista quasi fanciullo e dovuta all’incontro con Piero Ciampi e col suo “scudiero” Pino Pavone. La musica per Fonte e Pavone è una passione, che in Fonte ha conosciuto una lunga stagione-gestazione compositiva, per approdare al disco d’esordio. Valeva la pena aspettare tanto? A giudicare dai risultati, palpabili, sì e no contemporaneamente: no perché forse ci si poteva arrivare prima; sì perché in questo modo ci si para di fronte a un artista del tutto maturo. A parte Sobborghi (di Ciampi, ça va sans dire) e Questi poeti, di cui Fonte compose a suo tempo la musica, vestendovi il bel testo di Pavone (destinatario ancora Ciampi, ça va sans redire), e che, con le consorelle inserite in “Maledetti amici”, valse a Pavone la targa Tenco ’92 come miglior opera prima, tutto il resto si deve interamente alla penna di Fonte.
     L’impronta ciampiana è evidente ma non prevaricante: il tono è più lieve, sia nei testi, gustosamente “domestici”, che nelle musiche, nitide, dirette, la voce è più piana, musicale – e quell’inflessione calabra non manca di apparentarla qua e là a un Cammariere (per esempio Questo pianoforte, non solo per l’elemento vocale, e del resto non solo qui), un Ennio Rega (Giggia dove sei), lo stesso Renato Zero (ancora Giggia dove sei, e L’ultimo cow-boy), il quale Zero, d’altronde, non disdegnò lui stesso Ciampi, a suo tempo – l’impatto globale è meno denso e conflittuale. Tutto procede spedito a comporre un album capace di illustrare un itinerario espressivo chiaro e tutt’altro che ovvio. Un gran bell’esordio, quindi, a cui sarà il caso di dare un seguito abbastanza in fretta (Alberto Bazzurro, L’isola della musica italiana).

 


     Nel 2011 Peppe Fonte completa il suo secondo lavoro musicale, uscito però solo ad aprile 2012 per Odd Times Records/Egea dal titolo “Secondo me è l’una”. Si tratta di un album di dodici brani, undici inediti composti da Peppe Fonte ed una cover Questione d’Abitudine” scritta da Pino Pavone. Registrato a Roma, gli arrangiamenti sono del maestro Riccardo Biseo, noto pianista romano, che ha partecipato anche alla composizione di molte delle musiche del disco.
      Si tratta di un lavoro ispirato, in sintonia con i temi classici della canzone, per lo più ai sentimenti dell’anima. L’amore per una donna o l’amore  per un amico. La solitudine di un uomo oppure quella di un portiere.  L’amore per il gioco d’azzardo vissuto in contrasto con l’amore per la propria donna.  La città di provincia.  La vita di ogni giorno osservata quasi sempre da un angolo della strada. Sono questi i  temi che compongono lo scenario di “Secondo me è l’una”. La città di Eolo” è il brano del secondo lavoro dedicato alla città dell'artista, Catanzaro, oggetto di un video musicale, con riprese effettuate nel mese di febbraio 2012 e patrocinato dalla Provincia della stessa città natia. Nel brano Fonte definisce Catanzaro come la "città con un monte attaccato ad un ponte"  (l'ardito viadotto Bisantis progettato dall'Ing. Morandi a fine degli anni cinquanta che è il simbolo della città, la successiva bella foto di sinistra è del fotografo Antonio Schinco) e, ovviamemente provocatoriamente, con un solo monumento (dedicato al Generale Stocco uno dei mille), con l'intento di sensibilizzare il suo pubblico e l'intera città verso un auspicato risveglio culturale e verso un maggiore amore alla stessa, un bellissimo auspicio insomma affinchè con lo sforzo di tutti la si possa cercare di riportare agli antichi fasti ed alle profonde tradizioni che la contraddistinsero sin dalla fondazione.
     Nella presentazione del disco “Secondo me è l’una” partner è anche la “Fondazione Mimmo Rotella” che presta il proprio consenso affinché la musica di Peppe Fonte venisse affiancata alla figura del celebre maestro catanzarese Mimmo Rotella, artista di fama mondiale.
     Dopo l’inaugurale Quello che ti dirò (2008) quindi Peppe Fonte replica con questo, altrettanto interessante, suggestivo Secondo me è l’una”, in cui si riconferma la spiccata matrice ciampiana della sua ispirazione, anche per il tramite di quel Pino Pavone che del grande livornese fu amico e sodale (nel senso di coautore) e che del lavoro firma le note di copertina.
     Come intuibile da questo semplice accenno, le citazioni della critica sono questa volta tutte sufficientemente positive, superando la diffidenza iniziale che la critica, quasi universalmente, mostra verso chi si avventura nel difficile campo, vistane la prstigiosa tradizione, della c.d. "canzone d'autore". Ancora: "... colpisce ancora una volta, di Fonte, il modo diretto, senza fronzoli, persino disadorno, di “dire” (e, prima che ciò accada, di scrivere) la canzone, elemento certo squisitamente ciampiano, così come diverse delle tematiche affrontate (il rapporto mai risolto con l’emisfero femminile, la periodica, immancabile rivendicazione/condanna del/al proprio solipsismo, l’amarezza di fondo, virata non di rado – in Ciampi accadeva certo con maggiore frequenza e pienezza – in sberleffo) e il modo stesso di farlo". Di contro, quasi a voler dare ordine e forma esteriore a un insieme di pensieri certo non scomposti ma neppure mai rassicuranti e semplicemente metabolizzati, l’abito musicale (dovuto in buona parte a Riccardo Biseo) è rotondo, tornito, lui sì – in qualche misura – rassicurante, il che determina un bel contrasto, enfatizzando ancor più, in positivo, la forza (e il senso ultimo) della parola. Brani quali Le conseguenze dell’amore, Papi, Non è oppio, L’amore raccontato, Questione d’abitudine (in realtà di Pavone), La notte delle bugie, Solo l’amore non è vecchio e Cos’è Maria, magari più di altri, possono esser presi ad esempio di tutto ciò. Disco senz’altro raccomandabile" (Alberto Bazzurro, L’isola che non c'era).

     “Secondo me è l’una” , dopo alcune anticipazioni del disco (Diavolo Rosso di Asti 31 marzo 2012) viene ufficialmente presentato a Catanzaro, non senza la dovuta emozione dell’artista timoroso del “nemo profeta in patria”, presso il Complesso Monumentale San Giovanni il 24 aprile 2012.
     Subito dopo segue un tour di presentazione fuori dalle mura amiche, presso il Salone del Libro di Torino (10 maggio 2012), l’Isola Ritrovata di Alessandria (11 maggio 2012), il The Place  di Roma (31 maggio 2012).

 

     Altri bei momenti artistici di Peppe Fonte sono legati al Premio Bindi ed al Premio Tenco.
       L'8 luglio 2012, dopo le due serate finali del Premio Bindi 2012 presentate da Enrico Deregibus e Roberta Balzotti presso l’anfiteatro Bindi a Santa Margherita Ligure, durante il grande happening della serata domenicale del Festival diretto magistralmente da Enrica Corsi, sulla terrazza del castello, oltre alla presentazione del pluri vincitore dell'edizione 2012 (Fabrizio Casalino), Peppe Fonte è invitato agli show cases di cantautori ed amici del Premio Bindi 2012 ed ha l'occasione di presentare, davanti a tanti artisti ed al vincitore , il proprio album “Secondo me è l’una”.
      L'esecuzione live del brano è tra l'altro di diritto inserita nel doppio album cd selezione di canzoni "Siamo in Tenco Nuovi Progetti della canzone d'autore" uscito nel 2013, legato alla manifestazione e curato da Alabianca.
    Dopo la presenza di luglio in Liguria, Peppe Fonte parte in tour “sponsorizzato” dal Premio Bindi, conducendo tutta una serie di concerti in tutta Italia e sempe accompagnato, in duo, da Armando Corsi (il grande chitarrista genovese in passato al fianco di Ivano Fossati e Paco De Lucia) ed il tour culmina nella partecipazione ad una delle due giornate organizzate dal Premio Tenco a Sanremo.  Peppe Fonte riesce infatti a lasciare una piccola ma significativa traccia al Tenco. Il Club Tenco che gestisce l'eredità musicale del grande autore, grazie anche ad un sostegno straordinario accordato dalla Siae in riconoscimento del "Tenco" come "un’eccellenza della canzone d’autore, unita alla promozione dei giovani talenti", nel 2012 dedica quell'anno due giornate a Sanremo, il 15 e 17 novembre, agli artisti underground, confermando la consueta attenzione verso le nuove proposte; Peppe Fonte partecipa agli "Aperitivi in Tenco’ il 17 novembre sempre accompagnato da Armando Corsi alla chitarra.
     Sabato 17 alle 21 il Teatro del Casinò ospita la serata finale del "Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore" con Matteo Castellano, Dimartino, i Favonio, Dino Fumaretto, Anna Granata, Saluti da Saturno, Paolo Zanardi e con ospite d'eccezione in veste di padrino Daniele Silvestri.
     Molti degli artisti sono stati selezionati attraverso i vari appuntamenti del “Tenco ascolta” in tutta Italia e per Peppe Fonte l’essere finito nei radar dell’accademia d’autore targata “Tenco” rappresenta sicuramente ulteriore riconoscimento a una scrittura e a un’ispirazione assai sentite, mai scontate, vissute in prima persona.
     L'anno dopo Peppe Fonte partecipa invece come autore al Premio Bindi 2013. L’idea originale del Premio Bindi è quella di presentare cantautori che mostrano con le loro composizioni e con la voce prestata ad alcune delle più belle pagine del songbook di un Maestro come Umberto Bindi. Ed il Premio Bindi 2013 (IX edizione) fa tappa anche a Catanzaro, nella Tenuta Calivello, location apparentemente sospesa tra passato e presente proprio l'08 febbraio 2013 durante una serata ad inviti inserita nelle teppe ufficiali. Grazie al Bindi Catanzaro e la Calabria incontrano Genova e la Liguria, a dimostrazione di quanto il nostro sia un Paese che musicalmente dimostra di essere florido. La serata è particolarmente emozionante, introdotti dal giornalista musicale Jonathan Giustini si esibiscono gli artisti Massimo Schiavon, Ugo Mazzei, Peppe Fonte e la splendida e compianta Roberta Alloisio, riusciti a mettere in evidenza buone qualità vocali e tecniche, ognuno con caratteristiche diverse e proprio per questo maggiormente graditi dal folto pubblico.
     Il Bindi è un premio ideato da Enrica Corsi che insegue l’obiettivo di saper ricercare i talenti inespressi di un panorama discografico che spesso sacrifica e, in alcuni casi mortifica, personaggi meritevoli di ben altra considerazione. Alla storica Tenuta  Calivello di Catanzaro le emozionanti esibizioni confermano la qualità delle scelte, ogni artista riesce a giustificare la propria presenza con un repertorio di assoluto valore, nessuno di loro, tra cui Peppe Fonte, si è esibito rimanendo scevro da influenze musicali che negli anni ne hanno segnato il proprio percorso, né ha ritenuto di allontanarsi dalle proprie caratteristiche.

    Peppe Fonte è accompagnato alla chitarra da Armando Corsi, da sempre ha nel suo DNA la musica di Piero Ciampi e Paolo Conte e le sue composizioni “La città di Eolo” e “Secondo me è l’una” ne sono la dimostrazione. Anche la scelta della sua dedica a Bindi, caduta su “Arrivederci”, viene interpretata un po’ alla maniera dei suoi idoli di sempre.  
     Emozionante e toccante il finale, un simbolico abbraccio tra i cantanti che eseguono una delle più apprezzate canzoni di Giorgio Gaber. La commovente e magistrale esecuzione di “Non insegnate ai bambini” di Peppe Fonte, Armando Corsi e la compianta Roberta Alloisio (vincitrice nel 2011 della Targa Tenco come miglior interprete) hanno lasciato aperta una speranza maggiore per il futuro della musica italiana ed una traccia indelebile nel pubblico partecipante.
     Durante il tour del Bindi Fonte ha la possibilità di suonare accanto ad un altro autore di assoluto valore, Luca Ghielmetti, in ben due occasioni, all'UnaeTrentacinque di Cantù (MB) ed allo storico Caffè Letterario di Bergamo.       Laura Bianchi (sul web di Mescalina) così scriverà circa il concerto di Fonte e Ghielmetti a Cantù (da lei definito "connubio di stile"): Lo dicono, lo ripetono: “Ci siamo conosciuti un’ora fa!”. Non gli crediamo, finché, dopo il concerto, chiacchierando, capiamo che davvero Luca Ghielmetti e Peppe Fonte non si conoscevano prima. E ci stupiamo ancora di più, perché la sintonia sul palco è perfetta, gli sguardi sono di due vecchi amici, il divertimento che traspare dai loro sorrisi è contagioso. Succede così, quando due artisti nel senso vero del termine si trovano; due artisti dai percorsi vicini, anche se distanti circa mille chilometri. Il comasco Ghielmetti, il farmautore più amato e meno prolifico della storia della musica italiana, pochi dischi in oltre trent’anni di creatività, e il catanzarese Fonte, più giovane del primo, ma con un vissuto che dai campi da calcio (in cui ha militato come professionista) l’ha portato a uno studio da avvocato, sono stati protagonisti di una serata da molti definita irripetibile, in cui l’alchimia sprigionata dai due ha trascinato tutti. Sul palco, trait d’union dello spettacolo, depositario di una tavolozza di suoni, ma anche ricco di caldissima umanità, Franchino Piccolo, genovese D.O.C., fisarmonicista storico di artisti del calibro di Lauzi o Paoli, che ha ricamato da par suo le armonie sui brani più conosciuti di Ghielmetti, con cui collabora stabilmente, ma anche su quelli di Fonte, che porge una  proposta di classe,  ispirata a maestri come Ciampi e filtrata attraverso l’interpretazione personale di una voce vibrante ed emozionante. Il rispetto per i maestri è il filo rosso che ha permesso ai due cantautori di incontrarsi: fra i brani originali dei due, trovano posto canzoni patrimonio della musica, come Io e te, Maria, Les copains d’abord, Una giornata al mare, Lontano, lontano; ma anche Secondo me è l’una di Fonte e Antes que muda el mar di Ghielmetti meritano di essere incluse nel gruppo di canzoni dell’anima. Applausi caldissimi per entrambi, e un invito: tornare presto a collaborare insieme. Serate come queste fanno bene al cuore ...". (foto s.g.a.)

    Dopo l'intenso tour legato al Premio Bindi 2013 ed altri concerti per presentare in tutta Italia il secondo lavoro "Secondo me è l'una", segue un periodo più rarefatto di esibizioni alternato a pause di riflessione. A fine dell'intenso anno, il 27 dicembre 2013 Peppe Fonte si presenta nuovamente alla sua citta durante la XVI edizione della kermesse Catanzaro Jazz Fest con la sua band Peppe Fonte Quartet (Peppe Fonte piano e voce, Pietro Aldieri alla chitarra, Franco Catricalà al basso, Andrea Mellace alle percussioni) che per molto tempo costituirà la sua spina dorsale per gli spettacoli live più impegnativi. Lo spettacolo si intitola "La città di Eolo" ed è chiara l'intenzione di segnare un legame forte con la sua città forse un pò sopita e decaduta; il nome dello spettacolo è ripreso da un brano della tracklist di "Secondo me è l'una" e dall'omonimo videoclip; durante l'evento Fonte accenna anche al suo nuovo progetto musicale che chiama "Sciopero di un'idea" e spiega al pubblico presente il filo artistico che intende perseguire. In realtà "Sciopero di un'idea" non si tradurrà mai in un lavoro discografico, sarà il titolo dato ai successivi spettacoli condotti in giro per l'Italia da Peppe Fonte Quartet. Alla fine sarà solo un brano importante di un lavoro discografico che Peppe Fonte, per motivi che solo le sue canzoni lasciano immaginare, si è dilatato molto nel tempo prima che se ne potesse vedere la luce.  Il concerto di Peppe Fonte Quartet ospite alla XVI edizione del Catanzaro Jazz Fest è coinvolgente, la città comincia sempre di più ad apprezzare l'artista e la sua musica, non sempre facile, in particolare per il pubblico più giovane.
   Tra gli eventi live che lo vedono protagonita nel nuovo anno 2014 , Peppe Fonte accoglie l'invito di suonare in una delle cinque serate di musica a tema, sono serate con happening programmate con l'obiettivo di realizzare un omaggio sentito ed originale ad alcuni grandi miti della cultura popolare contemporanea; si tengono presso la bella location del Teatro Lo Spazio di Roma.  E come se d’incanto si fosse nella downtown di New York, i cinque spettacoli acustici si susseguono, fatti di parole e note, voci recitanti e sussurri. La rassegna acustica é curata dall’agenzia Carta da Musica di Roma che da molti anni si occupa di musica d’autore incrociandola con quella popolare, il jazz, la world ed è denominata "Cinque domeniche sere di musica a piedi nudi". Nel gruppo di artisti che accetta di vivere questa sfida mettendosi a nudo e volendo condividere emozioni e grandi canzoni come detto c'è anche Peppe Fonte 4thet.
     Il 23 marzo 2014 Peppe Fonte si presenta al Teatro Lo Spazio di Roma con il suo spettacolo dal nome "Secondo me arriva anche Jannacci (anteprima del nuovo spettacolo Sciopero di un’idea)"; dall'evento ne viene fuori l'unica registrazione live non ufficiale dell'artista (un bootleg direbbero gli amanti del rock!), un DVD live inizialmente inciso forse senza troppa convenzione ma, successivamente, per come riconosciuto da tanti estimatori della canzone d'autore, ritenuto comunque idoneo a rivelare, ancora una volta, il temperamento artistico di Peppe Fonte ben dispiegato per l'occasione del sentito e meritato omaggio al grandissimo Enzo Jannacci.    Altro bel momento live legato alla sua terra d'origine ed in particolare all'incantevole baia di Caminia è il 28 agosto 2015, Peppe Fonte "Io tra di voi" delizia il suo pubblico e, nell'occasione, lo omaggia eseguendo alcune cover di Francesco De Gregori e di Fabrizio De Andrè.
       Alcuni mesi dopo Peppe Fonte si ritrova dinanzi al suo pubblico, tra l'altro zeppo di colleghi avvocati come lui, per un concerto all'Auditorium "Aldo Casalinuovo" di Catanzaro, luogo di esordio, ad inizio dicembre dello stesso anno 2015. Le idee in cantiere sono tante, ma le motivazioni non sono ancora sufficienti a scuotere e destare l'animo dell'artista per nuove produzioni.
    Il 10 febbraio 2017 partecipa alla riuscita rassegna "Not(t)e d'Autore" con direzione artistica di Marcello Barillà e Gianfranco Riccelli che si tiene nell'antichissimo Oratorio del Carmine di Catanzaro, insieme ad artisti di valore come Goran Kuzminac, Flavio Bladini, Paolo Capodacqua, Giorgio Conte e tanti altri.
    Il 07 maggio 2017 Peppe Fonte è a Roma e si esibisce al Teatro Palladium nello spettacolo a scopi benefici "I miei omaggi ... jazz"  condotto da Lucianna De Fazio. In tale occasione Peppe Fonte miscela la sua voce alla favolosa musica espressa dalla band di artisti musicisti jazz che come lui hanno accolto l'invito degli organizzatori; la band, sicuramente spronata e motivata dalla circostanza benefica, risponde in pieno alle attese del numeroso pubblico presente.

 

     A luglio del 2018 la città di Catanzaro rende omaggio al grande poeta Piero Ciampi, intitolandogli e dedicandogli "I giardini della Gutta" sul lungomare della zona marina della città. Cinzia Nania, scultrice e docente dell’Accademia di Belle Arti, omaggia la figura del cantautore Piero Ciampi realizzando un'opera costituita da un grande disco di acciaio montato su blocchi di pietra di Lecce. I giardini sono stati abbelliti anche da alcune panchine colorate su cui campeggiano i versi delle canzoni di Ciampi. Alla significativa cerimonia di inaugurazione, oltre al Sindaco e all’Assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, partecipa anche l’assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Francesco Belais. “Grazie a Piero Ciampi nasce un’amicizia speciale tra Livorno e Catanzaro visto che il nome della nostra città è a lettere cubitali sulla scultura a lui dedicata, sottolinea Belais. Ciampi ha vissuto a lungo nella città calabrese: ci veniva spesso perché è la città del suo amico e coautore Pino Pavone, ieri presente alla cerimonia”. "I due - racconta ancora l’Assessore Belais - si sono persino divisi una fidanzata. O meglio, a Ciampi piaceva la ragazza di Pavone e propose all’amico di starci assieme uno la mattina e uno la sera. Ovviamente la persero entrambi". "Voglio ringraziare di cuore Catanzaro che ancora ricorda e onora un nostro grande concittadino”. Bellissimo l'articolo apparso su un blog locale dedicato ai Luoghi ed Idee della Calabria: "Un tardo pomeriggio di mezza estate, il vento che soffia dolce, come cantavano i Jefferson Airplane in Wooden Ships, il sole che si abbassa sull’orizzonte e posa la sua luce morbida su un angolo verde del lungomare della Marina di Catanzaro. In quel breve tempo in cui il giorno si appresta a tramutarsi in notte si realizza una curiosa congiunzione astrale, a gutta, Piero Ciampi e Catanzaro si allineano. A Gutta, la boa d’ormeggio, arrivata dalle fonderie di Liverpool, che ha stazionato per quasi un secolo davanti alla spiaggia di Catanzaro, prima che una violenta mareggiata la spingesse a riva, un piccolo simbolo identitario della città. Piero Ciampi, musicista di grande talento e uomo dalla vita sregolata, livornese che amava la Calabria e Catanzaro. Catanzaro, appunto, la mia città, che offre la sua immagine migliore, le istituzioni che riescono a parlare senza retorica, aziende piccole e grandi che hanno contribuito gratuitamente all’operazione di restyling del giardino che ospita a Gutta e già diciannove anni fa era stato dedicato a Piero Ciampi, l’Accademia di Belle Arti che ha decorato le panchine, il lavoro di mastri e artigiani, l’omaggio a Piero Ciampi di concittadini artisti per passione, con la lingua più bella, quella dei suoni e del canto. Le ombre si allungano, le ultime note volano sul blu intenso dello Ionio, poco lontano si accendono le mille luci del Magna Grecia Film Festival, tra poco la volta del cielo sarà rischiarata dal candore della luna e dal luccichio delle stelle del cinema. Anche questa sera sono orgoglioso delle mia terra e della mia città. (Piergiorgio Iannaccaro).
     E' una serata magica e non poteva mancare la musica, grazie a Peppe Fonte, Carmine Torchia e Marcello Barillà, impegnati a fare risuonare nell’aria alcuni brani del grande Ciampi che era diventato catanzarese d’azione, attraverso una serie di solide amicizie in città ed in particolare quella fondamentale con Pino Pavone, mentore di Fonte. Grazie a Pino Pavone, avvocato collega del fratello di Ciampi con cui condivideva lo studio legale di Roma e storico amico e collaboratore di Ciampi, e alla cantante degli anni sessanta Lucia Rango è una serata di ricordi struggenti per chi come Peppe Fonte, ha avuto la fortuna di conoscere, seppur giovanissimo, il grande maestro livornese della canzone d'autore.

 

 

     Devono trascorrere ben sei anni da "Secondo me è l'una", anche se si è trattato di anni intensi per partecipazioni, concerti in giro per l'Italia ed anche ripensamenti artistici,   quando Peppe Fonte si desta nuovamente (ed anche, a dir la verità, questa volta la critica musicale si desta positivamente ed all'unisono per il nuovo lavoro "Io non ci sono più”. "Io non si sono più” è un lavoro che, come il precedente, sottolinea l’originalità della canzone d’autore a cui tiene Fonte seppur nel solco di altri grandi autori e tradizioni. Girovagando nelle recensioni, la recensione più profonda e vera sembra essere quella di Mario Bonanno (sul web di Mescalina), che senza mezzi termini definisce Fonte un cantautore inapparente”: “… Chissà se c'entra col fatto che Ciampi gli è in qualche modo rimasto dentro. Una specie di imprinting autoriale: dalla volta del giardino ha sempre cercato di ritrovarlo. Anche “mentre tra niente e niente, le braccia incrociate nella testa, mi accingo a tutto e continuo a cantare”. Il suo nuovo disco ha un titolo programmatico, Io non ci sono più, si intitola. Tra strofe, lirismo, disincanto, e un tantino di malinconia, la title track lo motiva così. E c'è da prenderla alla lettera: Io non ci sono più/ nelle parole che pretendi/ io non ci sono più/ in ogni gesto che attendi/ non ci sono più/ negli sguardi bugiardi (…) io non ci sono più/ quando mi vogliono padre/ io non ci sono più/ quando mi vogliono figlio/non ci sono piùIo non ci sono più è incentrato sull’assenza – di riferimenti, di amore, persino di pensiero (Sciopero di un’idea); le vicinanze, se ci sono, sono ossimoriche, sono vicinanze siderali. Io non ci sono più è un concept-album da poeta nottambulo. Da Figlio di Zorro. Da spirito libero. Da cantautore inapparente. Da resa dei conti. Da padre (I sogni dei figli). Da lottatore. Da sognatore. Da verità apodittiche e mezze verità. “Quello che ti dirò/ è che il vento/ è il nostro piccolo tormento (…) che il tempo/ è il nostro unico padrone (…) che il bene e il male/ hanno la stessa madre/ che babbo natale/ è un uomo normale (…) che i brutti sono soltanto gli occhi della notte” (Quello che ti dirò). Forte di una rarefazione climatica che rimarca la voce ruvida e le parole, Io non ci sono più è chiaroscurale - chiaroscuri di pensieri, di ricordi, di ombre di jazz, attraversato da dilemma, della specie che attraversava la traccia omonima di Gaber-Alloisio (Il dilemma, 1981). Un dilemma però traslabile, agitativo, ontologico. In altre parole: Peppe Fonte dialoga di continuo con lo spleen, ma elude lo scacco quanto la resa senza condizioni, in forza di un vitalismo implicito (Keep the beat), di un’ironia e di un’auto-ironia, sottesa alle tracce. Come scrive, il suo sodale Pino Pavone nelle note che corredano l’elegante book allegato al CD una sconfitta è più importante di una vittoria facile …”.

    Anche Michele Manzotti (sul web dell’Isola che non c’era) sembra ben inquadrare il lavoro del “cantautore inapparente”. Dice Manzotti di Fonte: “Un avvocato, un calciatore, un cantautore. Tre mestieri (e tre passioni) in una sola persona. Quella di Peppe Fonte è una storia di quelle che coniugano la realtà con la fantasia, perché toccano luoghi fisici che stuzzicano l’immaginario di molti: l’aula di giustizia, il campo di calcio e il palcoscenico. Così ci avviciniamo a “Io non ci sono più” come si fa con un viaggio ideale attraverso le storie. Il disco ha d’altra parte un dedicatario speciale come Piero Ciampi, il poeta e musicista conosciuto in gioventù da Fonte grazie all’amico comune Pino Pavone lungo un asse geografico che collega Catanzaro (la città di Fonte e Pavone) a Livorno (quella di Ciampi) via Roma, in questo caso come sede della RCA di Ennio Melis. E se per Ciampi le storie erano importanti, lo sono anche per Fonte che tratta di amore, sogni e immagini. Per quanto riguarda la musica però il modello ciampiano lascia spazio a quelli che usano il pianoforte come cifra stilistica utilizzandolo come strumento principale di combo da club (viene in mente il primo Paolo Conte). Attorno al piano si muovono infatti poche sonorità, ma essenziali alla costruzione della canzone, con i testi che sono parte fondamentale del brano e qualche concessione al linguaggio jazzato. A partire dall’iniziale e visionaria I sogni dei figli, all’affascinante melodia di Chissà se è tardi, a Il figlio di Zorro, Ombrelli soli e a Straordinariamente, omaggio a Gino Santercole.   La voce non è quella di un crooner (ndr: … crooner … cantante di musica leggera che predilige toni lenti e sentimentali, spesso rivisitando le canzoni del passato), spesso si fa roca per indulgere al parlato come i versi comandano. Certo, non ci sono le novità sonore del XXI secolo, ma il disco funziona proprio per la sua atmosfera d’antan oltre che per l’attualità delle storie personali che racconta …” (Michele Manzotti).
      "Io non ci sono più" è per Fonte un disco intimo, importante, forse molto sofferto vista anche la sua lunga gestazione. Aldilà delle prime recensioni per l'album uscito in pubblicazione di Squilibri Editore nell'autunno 2018, quasi sempre molto positive, il primo importante riconoscimento giunge con l'invito alla "Ventiquattresima edizione del Premio Ciampi Città di Livorno", tenutosi dal 26 novembre all’8 dicembre 2018 ed intitolato “Rioccupiamo le strade coi sogni”.  Prima del gran concerto finale serale dell'8 dicembre che al Teatro Goldoni incoronerà Roberto Vecchioni con il Premio Speciale ed altri bravissimi autori (Teresa De Sio, Orchestra multietnica di Arezzo, Paolo Capodacqua, Marco Rovelli, Andrea Pellegrini, Frigo vincitore tra l'altro del Premio Ciampi concorso nazionale, Lorenzo Kruger), nella Sala Sala Mascagni del Teatro Goldoni Fonte presenta agli organizzatori presenti il suo album "Io che non ci sono più", beneficiandosi della presenza, ovviamente molto gradita, dell'amico mentore Pino Pavone e di quella di Aldo Turchiaro, pittore e autore dei disegni dell’album “Piero Ciampi”. Seppur l'esecuzione non possa certo dirsi intima visto il buon numero di fotografi e giornalisti presenti per l'imminente serata finale del premio, Fonte interpreta al pianoforte l'omonimo brano dell'album "Io non ci sono più" con la passione che lo contraddistingue, cercando in ogni occasione di trasmettere la forza ed i sentimenti delle sue canzoni, in particolare di questa, scritta proprio con Pino Pavone, sicuramente il più grande amico di Piero Ciampi.

    Per la realizzazione dell'album "Io non ci sono più" Peppe Fonte ha beneficiato, purtroppo per l'ultima volta, dello straordinario maestro di chitarra che lo ha accompagnato quasi sin dall'inizio della sua carriera, il chitarrista Pietro Aldieri.
    Nemmeno il tempo di pianificare le prime uscite per il nuovo disco ed il chitarrista amico da sempre e perno della band di Fonte, scompare all'inizio di febbraio 2019.
   Destatosi dalla lunga astinenza discografica grazie anche agli stimoli ed alla bravura del suo musicista scomparso Peppe Fonte, seppur con il dolore nel cuore, trova la forza di presentare  "Io non ci sono più" nella suggestiva location dell'Antica Stamperia Rubattino di Roma, il 27 febbraio 2019; questa volta, contrariamente ai primi due album, la sua città di Catanzaro, sempre designata come tappa main start dell'evento, sembra essere stata apparentemente sacrificata. La mancanza di Aldieri si sente profondamente, anche se Peppe Fonte al piano e voce ed il bravissimo Rocco Riccelli ai fiati cercano di colmare l'immenso vuoto lasciato dal chitarrista di sempre. All'evento è presente Beppe Stasi per un "live painting" arte musica.
    La critica, come detto, sembra sin da subito reagire sempre positivamente al nuovo lavoro di Fonte, che non abdica alla sua naturale ispirazione di ricerca sulla canzone d'autore.   
    Subito dopo si presenta l'occasione di omaggiare tre artisti italiani indimenticabili e Peppe Fonte partecipa l'08 marzo 2019 a Villasanta (MB), unitamente a Paolo Capodacqua e Marco Massa, allo spettacolo "L'incontro un appuntamento con Claudio Lolli Piero Ciampi e Pino Daniele", dedicato alle canzoni d'autore dei tre immensi artisti scomparsi.
        Le pressioni del suo pubblico si intensificano, anche la propria città reclama il nuovo evento ed il 17 maggio 2019 Peppe Fonte si presenta ai suoi consueti estimatori ma stavolta è presente anche tanto pubblico nuovo, per un toccante concerto, al Teatro Comunale di Catanzaro, dedicato all'amico caro e bravissimo musicista chitarrista appena scomparso. Il concerto inizia con il saluto e l'auspicio del Direttore del Magna Graecia Film Festival Gianvito Casadonte, grande appassionato di canzone d'autore. La chitarra di Aldieri, seppur registrata, suona ancora e si miscela all'unisono con i suoni degli altri musicisti ed il risultato è magico e straordinario. Fonte è emozionato e commosso e la serata, ricca di luce e di toccanti vibrazioni, procede velocemente come d'incanto, ammaliando il pubblico intervenuto e mai stanco di partecipare al bellissimo concerto.
         Dopo tale concerto, alcune gravi vicende personali familiari rallentano fortemente la possibilità di Peppe Fonte di esibirsi live, anche se non l'annullano. In realtà come ogni periodo difficile, l'artista farà tesoro di questa periodo di difficoltà emotiva per andare ancor di più alla ricerca delle sue origini in una forma sempre più originale ma rispettosa dei propri maestri e, soprattutto, per mostrare la sua anima artistica nelle centellinate occasioni di concerto.
     Peppe Fonte segna alcune partecipazioni estive comunque importanti per la promozione di "Io non ci sono più": il 29 giugno 2019 è a Chianciano Terme ed apre prima del concerto di Mimmo Locasciulli; il 25 luglio 2019 partecipa alla lunga rassegna di artisti "Not(t)e d'Autore" curata da Gianfranco Riccelli e Marcello Barillà nella preziosa cornice del Chiostro San Domenico a Taverna (CZ) dedicato a Mattia Preti ed a fine agosto è presente alla rassegna musicale patrocinata dal Premio Bindi "Queste piazze davanti al mare" a Laigueglia, con direttore artistico Massimo Schiavon, grande collaboratore di Enzo Jannacci.
     Il 13 dicembre del 2019 Peppe Fonte e Pino Pavone si esibiscono a Roma per l'evento del cinquantesimo della carriera di Enrico De Angelis nel concerto "Ti chiamerò canzone d'autore"; le canzoni "messe in campo" da Peppe Fonte con il mentore Pino Pavone fanno solo intuire la direzione dei lavori in cantiere dell'artista, non volendosi certo concedere lunghe pause artistiche come avvenuto in precedenza.

     "Io non ci sono più" è musica ed arte. Peppe Fonte è rimasto affascinato dai dipinti di Beppe Stasi che arricchiscono il corredo dell'album. Questo perché le opere di Beppe però non sono interessanti solo da un punto di vista tecnico, le sue creazioni sono un frammento della sua personalità. Lui stesso affermerà “mi racconto sulla tela”, ed è proprio questo che poi il ragazzo (Beppe è del '93) fa, raccoglie tutte le pulsioni, tutti i sentimenti, gli stimoli, i turbamenti che prova durante la stesura del colore per poi riproiettarli in modo diretto sul supporto scelto per farli arrivare a noi, i suoi spettatori. Beppe Stasi è un artista che lavora molto di getto, non vuole comunicare qualcosa a priori, la sua è una comunicazione autentica, senza filtri. Vedere un quadro dell’artista significa vedere una parte di lui.
      Forse, chi lo sà però realmente, solo questa enorme similitudine dell'anima degli artisti ha permesso che musica ed arte s'incontrassero così bene.

     In pieno lockdown e dopo la perdita del padre avvenuta a gennaio 2020, Peppe Fonte reagisce e sorprende un pò tutti pubblicando "Le canzoni di Piero Ciampi e Pino Pavone" (2020 - Squi[libri]). Continua così il felice connubio con l'Editore Squilibri e Mario Bonanno, recensendo per l'editore l'album di Fonte recupera alcuni pensieri di Fonte e poi li completa così: "Piero Ciampi mi piace pensarlo poeta. Poeta più che cantautore. Sapete quei poeti maledetti per esigenza ontologica prima ancora che per statuto? Ebbene Ciampi è stato di quella razza. Ci ha messo le viscere nei versi delle sue canzoni. Senza contare il sangue, quel poco di sangue pulito che gli restava, tra ettolitri di alcol".
     Una canzone come Tu no, per esempio. Mica la puoi pensare e scrivere a tavolino una canzone talmente lancinante. Sembra scritta da uno che nella vita ci ha dato dentro, le ha buscate di brutto, e adesso zampilla sangue come una fontana. A proposito di sangue, se mi spiego. Tu no è per il protagonista l’ultima ancora. Un’implorazione ripetuta che sa di vita o di morte. Molto più che un semplice non lasciarmi perché ne morirei. Molto più anche di “Vedrai, vedrai, vedrai che  cambierà”. Tu no è una canzone senza illusioni o edulcoranti. Implica un patto di sangue, include la supplica, l’impossibilità di cambiare, e l’abnegazione: “lo so, è colpa mia/ io non ho mai fatto niente” ma tu non andartene lo stesso, dice il poeta. E non scherza. Soffre da cani ma non scherza. Affatto. La canzone è firmata Ciampi-Marchetti: un’eccezione di questo cover-album concentrato invece sull’accoppiata Piero Ciampi-Pino Pavone, poeta-anarchico l’uno, poeta-avvocato l’altro; separati dalla geografia (Ciampi livornese, Pavone calabrese) ma accomunati da quelle che si chiamano affinità elettive ... continua ancora Bonanno ... Peppe Fonte arrangia, suona, interpreta, declina in sfumature jazz: rarefazioni, basso-contrabbasso-piano-sax, per rendere l’idea di ombre e  passi di chi percorre la notte, di tutta la voglia di vivere e la disperazione di questo mondo: amori scaduti (In un palazzo di giustizia, Tu no), altri, con ogni probabilità destinati a scadere (Figlia di mare, L’amore è tutto qui), altri ancora affacciati su svariati abissi: gelosia (Raputs), galera, maledettismo (Maledetti amici, Questi poeti), conti che non tornano, figli perduti (A passeggio con mia figlia), la vita che scappa e finisce male per tutti. C’è anche l’inedita Figlia di mare, sbucata fuori da una valigia dimenticata da Ciampi a casa Pavone e da quest’ultimo ritrovata, dopo che il poeta maudit se n’era andato per sempre. Puntuale il lavoro di rilettura operato da Peppe Fonte. Un lavoro certosino quanto rispettoso, speso all’insegna della sottrazione: canzoni nitide, essenziali, irrorate da esecuzioni notturne, visive, dirette e arrangiare da Riccardo Biseo. Dieci tracce-stazioni di un album, insomma, impeccabile; che nel booklet si avvale anche degli interventi storico-critici di Sergio Secondiano Sacchi e dello stesso Peppe Fonte (Mario Bonanno).
     Altra intima recensione è quelle di Giancarlo Passerella che così si esprime sull'album: "Peppe Fonte, ben tredici anni dopo il suo debutto trova il coraggio di rivisitare alcuni dei brani più significativi nati all’interno di un sodalizio calabro-livornese e, allo stesso tempo, offre un giusto omaggio alla sua stessa educazione sentimentale, avviata sulla spinta di un incontro occasionale, lui ancora ragazzino, con Piero Ciampi e poi indirizzata verso la canzone d’autore grazie all’assidua frequentazione del suo principale collaboratore".
     E’, infatti, Pino Pavone ad accompagnarlo, agli inizi degli anni novanta, nella “tana dell’orso”, dove si svolgevano i provini delle nuove canzoni per la RCA, a introdurlo nell’ambiente musicale e a guidarlo nella “processione degli accordi e il crocefisso delle parole”, fino a comporre assieme a lui molti brani e, infine, a condividere con lui il lascito ideale e anche più concrete memorie del grande livornese, come i quaderni di appunti inediti che sono alla base anche di alcuni brani del  nuovo disco di Peppe Fonte. Il testo di Questi poeti, composta da Fonte assieme a Pavone, è tratto infatti dal manoscritto di poesie inedite ritrovate dopo la morte di Ciampi ed è una sorta di tributo che i due hanno inteso elevare alla sua memoria, ricordandone l’appartenenza a una schiera di uomini che “non portano segni visibili né sorrisi facili” e “non conoscono regole né linguaggi fioriti”. Figlia di mare è, invece, un brano inedito composto dal duo Fonte-Pavone lavorando su alcuni scritti ritrovati in quella valigia che Ciampi ha lasciato a casa Pavone prima di morire. Nel booklet dell'album sono pubblicati anche alcuni di questi manoscritti e si ha così la possibilità di gettare uno sguardo sulla bottega dell’autore e vedere la sua inclinazione a lavorare “per immagini, partendo da un’idea, una suggestione, un sentimento comune”: un’attitudine che sicuramente accomuna ai suoi mentori e maestri un autore come Peppe Fonte che, con questo disco (il quarto in studio) conferma la sua predilezione per canzoni ispirate e nude dove la musica, riecheggiando tra Parigi e New Orleans, risuona della bellezza sommessa e indefinita della provincia italiana, da Livorno a Catanzaro. La direzione musicale e gli arrangiamenti di Riccardo Biseo unitamemte ad un ensemble di grandi musicisti e la partecipazione straordinaria dello stesso Pavone nel brano di apertura, forniscono al disco una pregevole fattura che, in dieci tracce, racconta la forza struggente di un lascito di bellezza e smania di vita che si rinnova in altri componimenti dominati dalla memoria e dalla frequentazione di un “genio assoluto” (Giancarlo Passerella, sul web di musicalnews).
     Qualcuno potrà obiettare che trattasi di recensioni generose; forse ingiustamente, perché da lì a poco avrebbero comunque trovato conferma dalla critica musicale: Peppe Fonte si ritrova infatti nella cinquina di finalisti alle Targhe Tenco 2020 nella sezione "Interprete di canzoni", accanto a bravure musicali come quelle di Tosca (che vincerà) e di Brunori SAS,illustre artista calabrese vincitore della sezione  "Disco in assoluto" con l'album Cip!
    La pandemia per il covid-19 cancella putroppo gli eventi con cui Peppe Fonte avrebbe dovuto presentare al pubblico in antemprima "Le canzoni di Piero Ciampi e Pino Pavone", in particolare quella prevista il 18 marzo 2020 al Parco della Musica di Roma, in una serata con Emanuele Belloni.
     Anche per l'auspicio di un futuro migliore, l'appuntamento con i propri fan è solo rimandato all'08 maggio 2021 al Teatro Borgogna del Parco della Musica di Roma ... andrà tutto bene, ce lo auguriamo tutti e se lo augura anche Peppe Fonte.